diario di una spatriata extra

voi ch'ascoltate in rime sparse il suono (f. petrarca, rvf 1)
io non so se quella in foto fosse la prima neve che abbia visto in vita mia. era il 15 dicembre 2007 - tra una settimana saranno passati quattordici anni. so che è la prima neve che ricordo, perché era bella e morbida e ricopriva dolce il nostro giardino, i miei tulipani. e per il dopo che c'è stato. me lo tatuerò un tulipano. in psicanalisi il tatuaggio vuol dire qualcosa, ci hanno provato a spiegarmelo ma non me lo ricordo: per me significa tenere vicino. ingannare la morte con l'amore. il contorno di un vuoto, credo suonasse più o meno così. forse sbaglio tutto, sbaglio spesso.

oggi a milano nevica e io ho temuto a lungo questa giornata, forse un po' inconsciamente. vorrei le pettole ma le pettole non ci sono, e non c'è nemmeno un albero da fare. non sono triste. ci saranno le pettole e ci sarà l'albero, presto, perché le cose belle aspettano, sanno aspettare. mentre cerco gli occhi di quella bambina là - con tutta la vita davanti che sta per succedere, cadere, inciampare, trasformarsi - mi tengo stretta la mia prima neve milanese, la telefonata alla nonna che dice: mi riempi di gioia.
quando ieri sera ho scritto di non aver capito niente per vent'anni intendevo proprio quella cosa lì. stamattina lo so un po' meglio.
come cambia il mondo, come ti cambia lo sguardo quando diventi grande davvero, quando mentre lavi i piatti o cammini in metro con musica oscena nelle orecchie raccogli le prime epifanie dell'età adulta. e ti guardi allo specchio e dici: ma quella sono io. quelle gambe, quelle braccia, quel viso, quei capelli rossi buffi sono miei. ho preso questa forma qua. nuoto nel mondo così.
come mi sento piccola e grande 🧶




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